Eccoci qua a tirar le somme, a relazionare di un anno associativo. Forti della esperienza, pensavamo di poter percorrere questa strada come lanciati su un rettilineo; invece, ci siamo ritrovati ad attraversare un sentiero impervio, pieno di tornanti, di buche e di incroci: il racconto dell’anno si è intrecciato misteriosamente con quello dell’intero mandato.

E’ subito tornata in mente la metafora con la quale siamo stati accolti “state rincorrendo un treno in corsa” ed il cuore ha cominciato a battere forte ricordando l’affanno, la tensione e la spada di Damocle della “performance”. Quante volte ci siamo fermati a riflettere sul fare compulsivo della nostra Associazione, tra “l’esistere ed il funzionare”?!?

In questi momenti di vita, in maniera inspiegabile, si fanno degli incontri speciali come carezze: la canzone “E resta il grano” di Erica Boschiero (https://www.youtube.com/watch?v=MjukbkrpkIU).

Ed ecco, mentre l’ascolti ti trovi a percorrere la strada impervia a ritmo di un canto e quella fatica si lega ai versi, trasformandosi in narrazione.

È di quel vento leggero che soffia sul grano
Che tieni chiuso nel petto lo stesso suono
Che scompiglia le nuvole che hai nel cuore
E rovescia le carte e fa troppo rumore

E sul treno in corsa siamo saliti, cercando di riorganizzare la formazione dei capi in tempo di COVID.

Il tempo del COVID, il tempo dell’eroica cura, il tempo in cui con tutti i formatori abbiamo raccolto “le carte rovesciate per terra” ed ordinate in una formazione incarnata nel tempo… Peccato che abbiamo dimenticato tutto così presto… Peccato che il ricordo di quel tempo non si sia sciolto in canti di gioia, in parole come “il noi” scolpite nei cuori.

Ed ancora, su quel treno in corsa siamo saliti per affrontare l’apertura al nuovo e nello specifico, al nuovo modello formativo. Ed è proprio su questo che si è concentrata la maggior parte della nostra azione di quest’anno, come richiesto a gran voce dalle zone.

È dalla linea di sole da sotto alla porta
Che prende forma la luce che avevi sepolta
Che si divora le ombre per farle morire
E ricominci da capo e cominci a sentire

Il lavoro nelle zone e con i formatori sui nuovi modelli unitari di tirocinio, CFM e CFA, l’accompagnamento e il supporto alle zone nel progettare e realizzare i percorsi di tirocinio, il Convegno Quadri che ha coinvolto capi gruppo, comitati di zona, formatori sui ruoli di ognuno in questo cambio di processo, l’intervento richiesto da alcune zone nei Consigli o nelle Assemblee per aiutare a districare la complessa matassa del nuovo regolamento sono le principali azioni per cui ci siamo spesi, insieme alla pattuglia, quest’anno, oltre tutta l’attività ordinaria legata ai campi di formazione.

Il risultato è stato un gran fermento e un gran circolo di pensieri, idee… messi in moto proprio a seguito degli stimoli ricevuti, ma anche nuovi dubbi e difficoltà.

Ci è parso evidente che il bisogno formativo che si andava definendo, girava intorno al tema della attuazione della formazione modulare e sul modulo in sé.

Scrive una grande pedagogista, Laura Formenti, “Contattare l’esperienza è dunque il primo passo di ogni conoscenza autentica”. Questo si è esplicitato per noi, nella convocazione di un RTT dove le progettualità di zona sul tirocinio, i CFM, CFA e Campo Capi Gruppo sono diventate il punto di partenza dei laboratori. Nell’apprendere dalle esperienze ci siamo fatti guidare dall’ex incaricato alla Fo.Ca. nazionale, Marco Moschini.

Quasi tutte le zone hanno mantenuto il CFT come principale, ma non unica, occasione formativa per i tirocinanti, sperimentandosi comunque nella formazione modulare e, sebbene la maggior parte delle zone sia rimasta ancorata ai vecchi progetti di campo, sicuramente è stato innescato, anche attraverso l’RTT, il meccanismo che ci vedrà man mano sempre più consapevoli e coinvolti.

E questo anche grazie agli incaricati alla formazione capi di zona con cui c’è stato un grande confronto e una grande condivisione di intenti. Il tempo è sempre poco e gli impegni sempre tanti, ma si inizia a intravedere una rete all’orizzonte.

Il Campo Capi Gruppo ha visto quest’anno la partecipazione di tanti capi provenienti da tutta la regione e anche da fuori. La progettazione – sempre più condivisa con lo staff di campo – ha consentito, come Fo. Ca regionale, di offrire un ulteriore contributo, attraverso lo sguardo dal proprio ruolo, rispetto a questa occasione formativa che, anche alla luce di quanto deliberato in Consiglio Generale 2024, acquisirà una maggiore importanza nella crescita formativa dei capi gruppo. Resta prioritario tarare il campo sui reali bisogni dei partecipanti e per fare questo è ancor più fondamentale continuare a dialogare strettamente con le zone.

Per quanto riguarda i CFM, il supporto come formazione capi si è fermato all’importante aspetto organizzativo. Non si è riusciti, tuttavia, ad avere un confronto costruttivo e compartecipe, altrettanto fondamentale, sugli accadimenti riguardanti le dinamiche della “formazione degli adulti” … da questo punto di vista, i CFM ci sono sembrati per lo più “blindati” nei loro progetti e nelle loro intenzioni.

Sul tema dell’educazione alla vita cristiana, tanto dibattuto in regione, anche quest’anno abbiamo riproposto il campo “Maria donna dei nostri giorni”. Grazie alle verifiche dei partecipanti, siamo riusciti a tarare il campo, ancora meglio, come risposta a tal bisogno formativo.

Anche quest’anno è continuata la nostra collaborazione con la Fo.Ca. nazionale attraverso il campo di formazione su “la gestione non violenta dei conflitti”. Il centro d’interesse dei moduli formativi sono state fondamentalmente le “relazioni in Co.Ca.”, partendo dalla scoperta dei propri bisogni.

E resta il grano a dondolare
Che l’uragano è finito e ora puoi riposare
E resta il grano a dondolare
Che l’uragano è finito e ora puoi riposare

Nel tempo della cultura dello scarto, come Papa Francesco ci ricorda spesso, noi ci avventuriamo nella bellezza della ricerca di quello che RESTA. 

Cosa resta oggi? In primis una rete formatori che necessita ancora di essere compresa a fondo … nel tempo sono state raccolte moltissime disponibilità e competenze che sono cresciute e sono state alimentate dal lavoro negli staff di trapasso nozioni, stimolo, confronto e condivisione.

Resta che questo è un grandissimo patrimonio per l’Associazione a tutti i livelli, che non appartiene alla logica proprietaria e di appartenenza territoriale che si esprime con “il mio”, “il tuo”. I formatori sono espressione del NOI associativo.

Resta che un formatore o un aiuto è nominato dal livello regionale (o nazionale), in quanto risponde ad alcuni requisiti ben chiari e su proposta di gruppi, zone, altri formatori, per mettersi umilmente a servizio di tutti e per mettersi su un cammino di crescita e partecipazione attiva che porterà altra ricchezza, sempre a tutti e a se stesso.

Resta che un formatore non può essere sicuramente un tuttologo, ma un capo con determinate esperienze -di ampio respiro all’interno dell’Associazione – e competenze che insieme a specifiche capacità emotive, comunicative, relazionali può mettersi al servizio di altri capi.

Resta che ogni formatore avrà delle capacità specifiche da spendere in un determinato campo o modulo formativo e che non tutti siamo intercambiabili o uguali. D’altronde non vale solo per i ragazzi essere unici e irripetibili…

Resta che ogni formatore, come ogni altro capo, deve giocarsi in un processo formativo continuo e permanente, chiamato a partecipare attivamente alla vita dell’Associazione e a costruire, partendo dalla propria esperienza, un pensiero critico per poter essere davvero quel quid in più che vogliamo dare in ogni occasione formativa…perché a leggere e ripetere manuali e regolamenti siamo capaci tutti. Il vivere questa dinamica generativa è fondamentale per la crescita di tutta la nostra Associazione.

Resta l’esempio e la profezia dei capi che nel silenzio, chiusi negli spazi angusti e scomodi di cucine improvvisate e presi tra elenchi di spesa, permettono lo svolgimento dei campi di formazione… grazie!

È quando tutto si tace, a battaglia finita
Che riconosci che è oro ogni ferita
E ti sorprendi nell’atto di benedire
Tutto il dolore e la forza di farlo fiorire

Ecco, questo nostro servizio è stato impegnativo, sfidante, faticoso, a tratti faticosissimo, ma sicuramente ricco di tutti gli incontri fatti, dei sorrisi dei capi in formazione, degli abbracci e delle critiche anche quelle più feroci. Noi siamo cresciuti nel ruolo e a livello personale attraverso gli incontri, i volti…

Un grandissimo grazie va a tutti i capi e formatori che hanno collaborato con noi, che hanno reso possibile e rendono ogni anno possibile mettere in piedi occasioni e campi di formazione, dedicando tempo ed energie a discapito dei gruppi di provenienza e offrendo un servizio appassionato e di qualità…GRAZIE! Un grazie che diventa incommensurabile pensando alle fatiche a cui sottopongono i loro affetti.

Ci auguriamo che possiamo TUTTI imparare a metterci nei panni degli altri, a scoprire la bellezza del fare squadra, al sentirci comunità educante, e fare servizio verso obiettivi comuni, indipendentemente se siamo quadri regionali, di zona, capi…a NON essere “filo spinato” che intrappola il cavallo [1], ma i due soldati di fazioni avversarie che fanno di tutto, INSIEME per salvarlo, come abbiamo sognato nel Consiglio Regionale di gennaio scorso.

E resta il grano a dondolare
Che l’uragano è finito e ora puoi riposare
E resta il grano a dondolare
Che l’uragano è finito e ora puoi riposare

Il domani, cosa ci aspetta come Fo.Ca. pugliese?

Continuare a far permeare ad ogni livello il modello formativo, acquisendo consapevolezza dei ruoli che competono ad ognuno e, a partire dalle comunità capi, aiutare i capi a sapersi progettare attraverso il progetto del capo, comprendendone il senso concreto e profondo, sviluppare la dimensione della cura per gli altri, imparare a leggere i bisogni di chi ci è accanto, sia esso ragazzo o capo.

Tutto questo ha necessità di essere colorato! E con quali colori? Scrive Edgar Morin: “La conoscenza delle informazioni o dei dati isolati è insufficiente. Bisogna porre informazioni e dati nel loro contesto affinché prendano SENSO[2]. Papa Francesco ci ha ricordato che questo è un tempo di “cambio d’epoca” e la prof.ssa Chiara Scardicchio, durante l’RTT di scorso anno, ci ha invitato ad una formazione “delle coscienze” e non solo strumentale.

Ecco, i colori devono portarli gli incaricati alla Fo.Ca di Zona, chiamati a leggere l’interazione di questo tempo con il vissuto dei capi, delle coca che vivono nel loro territorio.

Sì, i colori devono portarli gli incaricati alla Fo.Ca. di Zona, in quanto attuatori finali della formazione prossimale e della riforma Leonardo, in relazione alla formazione dei capi.

Siamo chiamati, attraverso il nostro vivere associativo, a stare nel mistero della INCARNAZIONE, del Dio che ha “visitato e redento il suo popolo” (Lc 1, 68).

Noi siamo certi che attraverso quei colori si potrà dipingere un arcobaleno, segno “che l’uragano è finito” ed i nostri passi potranno dirigersi sulla via della Pace: della felicità.

E resta il grano a dondolare
Che l’uragano è finito e ora puoi respirare
E resta il grano a dondolare
Che l’uragano è finito e ora puoi respirare

[1] War Horse, film di Steven Spielberg, 2011.

[2] tratto da “I sette saperi necessari all’educazione del futuro

Fausta Musci e Franco Magrone

Incaricati alla Formazione Capi AGESCI Puglia