RESPONSABILI e ASSISTENTE REGIONALI
Stefania, Antonio, don Andrea
«È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante»
Il nostro investimento più importante è la cura per l’altro, una cura che passa attraverso il sentirci parte di una stessa vocazione, nella quale accompagniamo e ci lasciamo accompagnare con uno stile ed un passo caratterizzato dall’apertura, dalla flessibilità, dalla disponibilità a perdere ciò che è sicuro, ciò che è programmato e definito per aprirci ad una generatività di visioni nuove che portano al cambiamento. In questo processo generativo tutti siamo coinvolti per generare pensiero e chi viene coinvolto per pensare inevitabilmente diventa corresponsabile o ancora meglio la corresponsabilità diventa una responsabilità diffusa.
E questa, più che esperienza intellettuale, è un’esperienza di BELLEZZA che ci fa assumere la postura della meraviglia e dello stupore poiché ci rende partecipi di quel processo generativo e creativo che ha la sua origine nel CREATORE.
Anche quest’anno ci adoperiamo nell’esercizio di scrittura della relazione di Comitato. Lo facciamo con l’ardore di chi vorrebbe raccontare al mondo intero la bellezza delle esperienze vissute in un intenso anno associativo, perché le esperienze condivise danno più gioia. Lo facciamo con la sincera curiosità di chi vuole raccogliere e comprendere il punto di vista dell’altro, dei fratelli e delle sorelle con cui percorre il proprio cammino. Lo facciamo con il desiderio di chi vorrebbe far scorgere, oltre l’orizzonte, quei traguardi, quei sogni, quegli obiettivi che passo dopo passo si conta di raggiungere.
Proviamo a farlo? Siiiii! …O forse è meglio di no? …No, no! …perderemmo troppo tempo!
È evidente che anche per questo esercizio di scrittura ogni membro del Comitato allargato debba perdere del tempo. E poi, qual è la conseguenza dello sforzo compiuto per la stesura della relazione? Presto detto: anche i capi pugliesi dovranno perdere del tempo per leggere il documento redatto.
Queste ultime righe aprono infiniti scenari legati al termine “tempo”.
Se provassimo a rileggere i documenti che ci scambiamo annualmente in Agesci (email, riviste, programmi, relazioni, …) oppure riascoltassimo quello che ci diciamo nei tanti incontri a cui partecipiamo (staff, Co.Ca., Assemblee, Comitati, Consigli, …), ci accorgeremmo che “tempo” è uno dei vocaboli che utilizziamo con maggior frequenza.
Probabilmente lo facciamo perché intendiamo enfatizzare quanto poco sia quello -il tempo- che abbiamo a disposizione; o forse perché è l’ennesimo tempo perduto; magari perché ne vorremmo di più per qualificare il nostro servizio; oppure per sottolineare che sono sempre meno gli adulti che vogliono investire tempo nel volontariato; talvolta perché abbiamo una personale ricetta per ottimizzarlo o perché vorremmo gestirlo a nostro piacimento.
Eppure, come scrive Papa Francesco nell’enciclica Evangelii Gaudium, “il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce”. Se ne deduce che non c’è proprio modo di diventare padroni del tempo, non si può fare altro: possiamo gestire il momento ma non governare il tempo; possiamo solo fidarci del tempo, anzi, affidarci al tempo, anche nei momenti in cui sembra che contro il tempo si debba combattere!
Il nostro non è il rigetto di uno strumento – la relazione di Comitato – che ha caratterizzato il dibattito assembleare degli anni passati, anzi, guardiamo con una certa nostalgia ai contributi che provenivano dalle comunità capi: sinceri, empatici, collaborativi, a volte scontati o anche duri, aspri, brillanti, coinvolgenti, visionari ma anche critici. Comunque, arricchenti!
Ma la nostalgia appartiene al passato. Noi dobbiamo far tesoro delle esperienze passate e sentirci chiamati a guardare al futuro.
Riteniamo che la Riforma Leonardo (ancora incompleta) abbia spostato l’asse della nostra associazione e noi quadri pugliesi ne stiamo comprendendo i cambiamenti molto più lentamente di quanto non abbiano già fatto i nostri capi. Lo hanno fatto anche in riferimento alla relazione di Comitato: che non è più utile a ricondurre alle riflessioni sul progetto regionale; non è più lo strumento principale per verificare la realizzazione dei programmi; non è più indispensabile per il confronto metodologico; non è più l’unico modo per informare e tenersi informati.
La stragrande maggioranza dei Comitati regionali delle altre regioni non redige più una relazione annuale da molti anni ma privilegia altri strumenti (Consigli regionali, bilancio sociale, incontri IABZ, …), utilizzandoli secondo necessità.
E allora, perché non utilizzare la lettura di questa breve relazione 2023 per fermare la corsa febbrile a cui siamo abituati e recuperare, attraverso una silenziosa meditazione, un tempo e uno spazio di confronto personale e con la propria comunità capi? Qual è la vostra visione? Qual è il pensiero della vostra comunità capi?
La raccolta dei suggerimenti dei capi pugliesi darà un senso al tempo perso per scrivere e leggere la relazione e lo tramuterà immediatamente in “tempo ben speso”. Il tempo non potremo possederlo ma, almeno, potremo usarlo!
Il lavoro di Consiglio generale sulla verifica della Riforma Leonardo ha impegnato molto i consiglieri pugliesi, che hanno dovuto confrontarsi in tutte le Zone per raccogliere quelle indicazioni necessarie a comprendere come rendere efficace la partecipazione ai processi deliberativi, salvaguardando la rappresentanza democratica dei territori, e riducendo gli elementi di sovrapposizione. Il lavoro avviato tenderà a snellire il livello regionale rivedendo le funzioni dei momenti assembleari ma, soprattutto, evitando la duplicazione dei compiti con gli altri livelli. Questo obiettivo potrà essere raggiunto dando pieno ed effettivo esercizio all’istituto della rappresentanza.
Abbiamo consapevolezza che per snellire la nostra Associazione è cruciale migliorare l’efficacia della rappresentanza?
Siamo pronti a compiere scelte coraggiose per connettere in maniera diretta il momento della democrazia partecipativa (esercitata dai capi e dalle comunità capi) ai momenti della democrazia deliberativa?
A nostro parere, dare forza alla democrazia rappresentativa, rappresenta oggi l’imprescindibile azione per dare completezza alla Riforma Leonardo, per salvaguardare l’autenticità del processo democratico e per valorizzare l’esperienza e la proposta educativa nei territori. Fidarci dei capi a cui affidiamo l’onere di rappresentarci equivale a seminare: seminare germogli di futuro!
È altresì ovvio che la fluidità dei percorsi democratici è garantita dalla cura e dall’accompagnamento dei livelli coinvolti (Regione, Zona e Gruppo).
Con particolare riferimento alla dinamica Zonale, è evidente come il lavoro di cura e accompagnamento dei Comitati e dei Consiglieri generali abbia semplificato la circolazione delle idee e la comprensione delle questioni più complesse e, allo stesso tempo, abbia anche aumentato il livello di contribuzione.
Alle Zone è attribuita una funzione sempre più determinante, anche alla luce della recente approvazione del processo di Formazione capi, per dare senso allo scautismo nel territorio (attraverso il progetto), per garantirne la sostenibilità, per sostenere i Gruppi attraverso l’impiego di virtuose azioni di aiuto alle comunità capi, per sviluppare la crescita dello scautismo nel proprio territorio.
In Puglia sono presenti undici Zone, con una composizione media di tredici Gruppi; sette Zone superano i dieci Gruppi e le altre sono formate da un numero uguale o inferiore a dieci. È significativo che proprio le Zone più piccole, che per la loro conformazione territoriale e numerica dovrebbero favorire il coordinamento dei Gruppi, siano invece quelle con maggiori sofferenze. Sono in sofferenza per l’apertura delle unità a causa del forte turnover dei capi, lo sono nell’individuazione di capi che possano ricoprire gli incarichi previsti nei Comitati e soffrono anche nell’individuazione di concreti percorsi per lo sviluppo dello scautismo sul territorio.
Le Zone sono il livello la cui definizione territoriale e il numero dei Gruppi che le compongono dipende dalle determinazioni del Consiglio regionale che le ha stabilite in riferimento agli scopi statutari della Zona stessa.
Sono maturi i tempi per aprire una riflessione sulla conformazione attuale delle Zone pugliesi? Possiamo provare ad individuare strategie che possano garantire una migliore qualità nell’azione formativa e di sostegno dei Comitati di Zona alle loro comunità capi? E per il consolidamento e lo sviluppo dello scautismo sul territorio (di tutta la Puglia) possiamo provare ad individuare azioni condivise?
Auspichiamo che le comunità capi si sentano coinvolte, vorremmo che si sentano corresponsabili delle scelte, ci piacerebbe ascoltare il loro pensiero… così percepiremmo l’importanza di essere Associazione e renderemmo utile… “il tempo perduto”.