Si dice che un’esperienza la si vive tre volte, quando si sogna, quando si vive e quando la si ricorda. Io ho vissuto il cfm la quarta volta.
Mi chiamo Valerio, ho 21 anni e sono un capo molto giovane in associazione, del gruppo Putignano 1. Questo è il mio secondo anno di servizio, o meglio, il secondo anno che lo scoutismo mi ha stravolto la vita, in senso positivo ovviamente.
Sono partito alla volta del CFM R/S con un foglio bianco su cui scrivere e uno zaino pesante con tutto l’occorrente. In ciascuno dei sei giorni di campo ho aggiunto una nota in più su quel foglio: un appunto, una spiegazione, una riflessione o uno spunto di riflessione che non vedevo l’ora di portarmi a casa, assimilare, condividere e proporre in Comunità Capi. Ma quello che non sono riuscito a scriverci sopra è quello che ho provato durante l’hike. Non ho fatto scoutismo da ragazzo e, quando sono stato mandato in hike il secondo giorno di campo, non ci ho pensato due volte a come l’avrei vissuto. Ho lasciato quello che era “superfluo”, che non erano le due bombole (inutilizzate) che mi appesantivano lo zaino, era il mio telefono di cui non sentivo il bisogno e che mi avrebbe solo impedito di vivere al massimo l’esperienza.
Ho già detto che non bastano le parole a descrivere un hike. Chi sta leggendo questo e ne ha vissuto almeno uno in vita sua non ha bisogno che io provi inutilmente a descriverlo, ma io quella sera che camminavo, sperduto nelle campagne tra Castellana e Putignano, in cerca di ospitalità che non ho ricevuto da nessuno di quelli a cui ho chiesto, mi sono sentito zero, una nullità. Alla fine sono riuscito a trovare un posto in cui passare la notte, ho trovato il vero volto di Gesù in tre persone che, vedendomi stanco, distrutto e con le lacrime agli occhi, mi hanno aiutato senza esitare.
Io da questo hike ho imparato una cosa. La mattina dopo, per strada, avevo una fame incredibile e mi fermavo ad ogni albero spoglio che incontravo a raccogliere delle mandorle da poter mangiare. Non mi saziavano, è vero, ma le adoravo perché dopo averle mangiate passavo tantissimo tempo a togliere tutti i pezzettini che si incastravano tra i denti. Lo scoutismo per me è questo, è una mandorla: una cosa tanto piccola, ma in grado di infilarsi in qualsiasi aspetto della mia vita, che mi tiene impegnato per tanto, tanto tempo e che non mi sazia mai.
Ed ora che torno alla mia vita normale da studente fuorisede, in pullman, che vivo questo cfm per la quarta volta, scrivendo queste parole e sgranocchiando una mandorla che spero mi tenga impegnato per tutto il viaggio.
Valerio Cassone, Putignano 1.