Salve a tutti, mi chiamo Giulia Giuliani, sono una studentessa onicotecnica e lavoratrice.
Quest’anno ho iniziato il mio percorso da capo tirocinante nella Comunità Capi del mio gruppo, Turi 1, e faccio parte dello staff E/G.
Ho deciso di proseguire il mio percorso scout e di diventare un capo con il desiderio di crescere come persona, ma soprattutto come educatore, mettendomi al servizio degli altri e contribuendo a costruire un ambiente accogliente e stimolante per i ragazzi.
Prima di partecipare a questo campo di formazione, avevo molte aspettative: acquisire competenze pratiche e strumenti educativi da applicare nel mio servizio, conoscere altri capi con cui confrontarmi e scambiare esperienze. Queste aspettative non solo sono state soddisfatte, ma addirittura superate. Ho trovato una comunità che mi ha accolto con amore, dove ogni parola scambiata e ogni gesto condiviso mi ha arricchito nel profondo. Il momento che più mi è rimasto a cuore è stato il primo giorno di campo: ci siamo raccontati a cuore aperto, condividendo emozioni e riflessioni senza filtri. In quell’istante, ho sentito un forte senso di appartenenza e la bellezza di camminare insieme verso un obiettivo comune.
Durante questo campo, ho compreso una lezione che, forse, è la più importante di tutte.
Ogni attività svolta e ogni insegnamento ricevuto sono stati fondamentali, ma ciò che davvero ha lasciato un segno dentro di me va oltre le nozioni apprese. Ho capito che, anche se non sempre riesco a esprimere pienamente ciò che provo e a dare il 100% di me stessa, questo non significa che il mio valore sia minore. Questa esperienza mi ha insegnato il coraggio: il coraggio di ascoltarmi, di accettare le mie emozioni e, soprattutto, di tirarle fuori senza paura. Mi ha spinto a buttarmi, senza il timore di sbagliare, senza il peso di troppe esitazioni. E forse, proprio in questo slancio sincero, ho trovato la mia crescita più grande.
Sento di aver arricchito il mio zaino con ascolto e capacità di leggere i bisogni dei ragazzi con uno sguardo più attento e amorevole. Porto con me i volti e le storie di chi ha camminato al mio fianco.
Questa esperienza mi ha fatto comprendere il servizio in modo ancora più profondo, dandogli un significato nuovo e più autentico. Servire è il donarsi senza riserve, è scegliere ogni giorno di esserci per l’altro, anche quando è difficile, anche quando costa fatica. Mi impegno a essere un educatore che non si risparmia, che dona tutto sé stesso con la certezza che anche il più piccolo gesto d’amore può lasciare un segno indelebile.
Se dovessi racchiudere tutta l’esperienza in una sola parola, sceglierei “Consapevolezza”: la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta, la consapevolezza di aver costruito in tre giorni di campo una famiglia, la consapevolezza di poter andare oltre i miei limiti, la consapevolezza di poter essere un buon educatore.
Giulia Giuliani, Turi 1