Quella del Gruppo Rutigliano 1 con lo scautismo è una storia d’amore più lunga di quella con l’AGESCI. Galeotto fu quel libro e chi lo scrisse, quando nel 1950 don Vito Suglia, in un suo viaggio a Roma, acquistò il suo primo libro scout: “Scoutismo per ragazzi” di Baden Powell, spinto dal desiderio di fondare a Rutigliano un gruppo scout.
Da allora, la voglia di radunare intorno a sé giovani e ragazzi di ogni età, non conobbe fine, tanto che nell’estate del 1955 sperimentò, per la prima volta e coraggiosamente, a Camigliatello Silano, la vita da campo secondo lo stile scout, insieme al gruppo Bari 3. Nel 1956 nacque ufficialmente il gruppo ASCI Rutigliano 1 con 43 iscritti. A distanza di pochi anni, l’affascinante, ed al tempo stesso criticata, presenza sul territorio di fanciulli, ragazzi e qualche adulto con fazzolettone intorno al collo di colore bianco e giallo-vaticano (qualcuno li considerava come una riedizione dei balilla, altri scettici perché non si condividevano campi per ragazzi da soli), fece presa anche sulle prime donne di Rutigliano che, sempre sotto l’occhio vigile di don Vito, costituirono l’AGI Rutigliano 1: si formarono capi dalla inconsumabile energia e dallo spiccato rigore morale.
Passarono gli anni e nacquero scelte vocazionali sacerdotali e missionarie ma anche scelte per servire la cittadinanza.
Passarono gli anni con l’edificazione delle nuova sede adiacente alla parrocchia e con la partecipazione al campo estivo di un preside di scuola Media affascinato dal movimento.
Passarono gli anni e si ebbe la contaminazione dell’esperienza presso i paesi limitrofi, il cambio del colore del fazzolettone (che diventò rosso-bianco) e si festeggiò il decennale in Spagna, passando da Lourdes.
Alla vigilia del ventennale del gruppo, il Consiglio Generale accompagnò all’altare l’AGI unendola in matrimonio con l’ASCI: nacque, tra le altre, la coeducazione, tenendo conto dell’evoluzione pedagogica del tempo. Fu una scelta che comportò nel nuovo gruppo AGESCI Rutigliano 1 un ripensamento della proposta ed uno stile educativo nuovo. Il gruppo si inserì a pieno titolo nella Parrocchia Maria Ss. Addolorata, fondata qualche anno prima, con primo parroco sempre don Vito.
Nel 1975 il compianto Lorenzo de Bellis accompagnò le scolte e i rover lungo il cammino della Prima Route Nazionale R/S a La Mandria (TO).
L’anno dopo, nel 1976, durante il ventennale, il gruppo festeggiò ravvivando la Villa Comunale e nel 1980 alcuni capi raggiunsero la comunità di Calabritto (AV) provata del terremoto in Irpinia, per vivere un’esperienza di servizio nell’emergenza.
A distanza di dieci anni, nel 1991, scolte e rover del gruppo, accolsero la nave Vlora e i fratelli albanesi nel porto di Bari, collaborando assiduamente con la Protezione Civile.
Due anni più tardi, dopo tanto lavoro, il campo don Bosco venne completato ed inaugurato con una grande festa, divenendo il luogo di accoglienza di infinite attività scout. Nel 1998 il reparto “San Giorgio” approdò nella culla dello scoutismo, a Londra, a Gilwell Park, dove tutto ebbe inizio nel 1907; nel 1999, dopo un capitolo intenso, scolte e rover vissero una fortissima esperienza di servizio presso il C.P.T. di San Foca per dare conforto alle persone immigrate.
Nei primi anni Duemila, il clan visse esperienze uniche ed indimenticabili: la prima route a Lourdes nel 2003, il campo a Auschwitz nel 2005, il pellegrinaggio a Santiago De Compostela nel 2007, il campo in Burkina Faso nel 2012.
Nel maggio 2006 il gruppo spense le 50 candeline, con la Celebrazione presieduta da don Vito e la proiezione di “Una storia lunga 50 anni” al cinema L’Acquario.
Sei anni più tardi, nel 2012, don Vito Suglia partì per fondare un nuovo gruppo nei prati del Cielo.
Oggi, dopo più di 10 anni dalla sua morte, siamo certi, benedice dal Cielo la storia di amore tra il gruppo Rutigliano 1 con lo scoutismo e le scelte profetiche in AGESCI.
Significative esperienze sono state la Route Nazione R/S nel 2014, il campo in Bosnia nel 2018, fino ad arrivare al Progetto Educativo 2024-2027 scritto insieme capi e ragazzi, ricco delle scelte maturate nel capitolo sull’immigrazione che porta gli R/S oltre Adriatico per poi accogliere in casa nostra bambini e ragazzi albanesi.
Dal 1956 ad oggi questa lunga storia d’amore ha visto tanti volti e tante storie, accomunati dal desiderio di crescere, di camminare insieme, dalla stessa fede nel Signore, dal desiderio di spendersi per il bene comune con lo stile del servizio.
È stata, ed è, una storia dove capo e capi appassionati si spendono perché i ragazzi possano crescere come cristiani e cittadini.
È stata, ed è, una storia che cambia sempre, forte degli obiettivi educativi e del metodo, attenta ai bisogni di ogni ragazzo e ragazza, attenta alle vicende locali e globali.
È stata, ed è, una storia di dialoghi, confronti, anche schietti ed aperti, una storia tra errori e riprogettazioni, tra cadute e rimesse in piedi, una storia che manifesta la logica della parabola del seme: alcuni hanno seminato, altri seminano ancora, altri ancora hanno raccolto o raccolgono, ma il Signore fa crescere questa storia, nell’Amore.